Nato in concomitanza di un elaborato di tesi realizzato da Chiara Lucchese e legato alla tematica delle pratiche immersive e videoludiche, il progetto è stato sviluppato all’interno del videogioco Minecraft, ponendo al centro le attività di progettazione, costruzione e personalizzazione degli ambienti virtuali realizzabili all’interno del gioco.

Le strutture di CAPAS sono state interamente ricostruite all’interno di un mondo in modalità creativa, utilizzando materiali ed oggetti che replicassero nella maniera più fedele possibile i colori e gli elementi interni alla struttura.

Lo strumento utilizzato è risultato efficace per riflettere sulle modalità con cui il rapporto tra uomo e schermo si sia sviluppato nel tempo, anche grazie al medium videoludico, all’insegna dell’immersività e dell’interattività.

Il punto di vista artificiale, incarnato nell’avatar, viene ad essere naturalizzato come fosse la vista percettiva di un soggetto nello spazio e così la costruzione, la creazione di mondi virtuali, viene a corrispondere a una marcatura dello spazio, un mezzo attraverso cui organizzare la comunicazione ed esprimere domini.

Lo spazio si trasforma quindi in strumento di comunicazione ed affermazione dell’identità, venendo ad essere dotato di senso dall’interazione con l’utente che lo naviga, lo abita e lo personalizza.

Questo ci permette di riflettere, inoltre, su come il legame, sempre più stretto, tra virtuale e fisico possa rappresentare un’opportunità di sperimentazione creativa che si origina nel reale e si estende nel virtuale o, viceversa, che trova le sue origini nel virtuale per poi trovare applicazioni tangibili anche fuori dal dominio dello schermo.